
Il settore della ristorazione è caratterizzato da un’elevata precarietà contrattuale, da salari e margini di profitto in molti casi non elevati. Spesso combinati insieme, questi elementi sono fortemente problematici per il settore. Vanno riconosciuti e affrontati. In questo scenario, il datore di lavoro preferisce quasi sempre assumere dipendenti in nero o comunque in maniera irregolare.
Questo raggiunge l’esasperazione nel caso del lavoro stagionale, quando gli orari di lavoro superano le 12 ore al giorno e i salari sono spesso fissi: per esempio le aziende offrono retribuzioni di 1500 euro mensili, indipendentemente dalle ore effettivamente lavorate. Ciò corrisponde a una retribuzione oraria tra i 3 e i 4 euro. E guai a chi osa pensare o chiedere il posto fisso!
Questa è la situazione attuale. Noi ne prendiamo atto, non ignoriamo il problema, ed esigiamo maggiore attenzione alle particolari necessità e situazioni del settore della ristorazione. Una di queste è il lavoro stagionale. Prima di proporre, vogliamo però capire.
Cos’è il lavoro stagionale e com’è attualmente regolamentato?
Ad oggi, le aziende possono essere qualificate come stagionali dai contratti collettivi, oppure facendo parte dell’elenco delle cinquantadue attività riportate nel DPR n°1525/63 (poi modificato dal Dpr n°378/95), in attesa del decreto del Ministero del Lavoro (art 21 del D.lgs 81/2015). Il punto è che il contratto stagionale a tempo determinato non segue la disciplina del DL 87/2018 (non a caso chiamato Decreto Dignità), quindi non deve rispettare la durata di ventiquattro mesi e può essere rinnovato senza causali. Esso, inoltre, ha un costo inferiore rispetto al consueto tempo determinato, perché il contributo addizionale del 1,4% a finanziamento della NASpI non è dovuto. Rimane, comunque, un servizio accessibile per il lavoratore. NASpI che ai lavoratori stagionali può creare problemi in quanto è previsto che le settimane di durata dell’indennità siano la metà delle settimane di contribuzione negli ultimi 4 anni, escluse quelle settimane che già hanno dato luogo ad una prestazione. Quindi a regime ‚per gli stagionali, se dovessero lavorare 6 mesi all’anno verrebbero riconosciuti solo 3 mesi di indennità di disoccupazione.
Di proposte sul tema ce ne sono già diverse. Lo scudo penale per il lavoratore che denuncia il lavoro in nero; i generici buoni propositi riguardo l’intensificazione dei controlli e l’aumento del personale ispettivo (sempre più inferiore rispetto al bisogno). Noi proponiamo concretezza:
- l’introduzione dei voucher utilizzabili sono per i lavoratori assunti per i cosiddetti ‘extra’, ovvero le assunzioni della durata massima di tre giorni (come attualmente da CCNL) in occasione di temporanei e programmati aumenti del lavoro (festività) o per particolari eventi (matrimoni, convegni, ecc.). In questo caso, la determinazione delle specifiche attività e della durata massima del rapporto lavorativo “extra” è importante venga definita dalla contrattazione collettiva.
- L’azzeramento delle commissioni per le transazioni digitali inferiori o uguali a 50 euro, prevedendo altresì, a differenza di adesso, delle sanzioni per le imprese che ancora non dovessero essere in possesso del POS;
- Legare i vari incentivi o deduzioni alle aziende (es. deduzione IRAP) al possesso del documento unico di regolarità contributiva (come da L27/12/2006 n°296,art.1 comma 1175) e al rispetto della sola parte normativa ed economica del CCNL firmato dai sindacati comparativamente più rappresentativi, con particolare riferimento ad orari di lavoro e retribuzione;
- Favorire la contrattazione di secondo livello (territoriale e aziendale) che riconosca e consideri, nei limiti previsti dal CCNL, le diversità territoriali e le specificità aziendali;
- Concepire una misura simile alla NASpI, chiamata ‘NASpI stagionali’, che permetta di ottenere un contributo a tutti gli operatori che abbiano lavorato per almeno due stagioni negli ultimi due anni e che abbiano contributi versati per almeno cinquantadue settimane.
- Ridurre l’IRPEF tramite l’inserimento, nel computo totale dell’aliquota IRPEF nazionale dovuta, le aliquote addizionali (regionali o comunali). Ad esempio, così facendo, per i redditi minori o uguali a 15.000€ (per i quali l’aliquota nazionale è del 23%), le addizionali saranno ricavate tramite scorporazione dal prelievo della nazionale. Considerata, poi, la strutturale mobilità territoriale degli operatori stagionali, le aliquote addizionali non dovranno essere versate all’ente dove il contribuente ha il domicilio fiscale ma a quello dove egli produce effettivamente il reddito, quindi all’ente dove egli lavora.
- Prevedere degli incentivi all’assunzione rivolti soprattutto ai giovani oppure rivolti alle aziende in cui ‚nel loro organico, il sesso numericamente inferiore sia rappresentato almeno al 40% , da finanziare con il maggiore gettito fiscale dovuto all’emersione del nero e del lavoro irregolare.
Ti è piaciuto l'articolo? Se vuoi contribuire scrivici.