…È il testo perfetto? Ovviamente no.
Si può fare meglio? IN QUESTO MOMENTO NO.
Chi conosce e segue Terra Libera immaginerà le nostre perplessità sulla comunicazione legata alla presentazione e convocazione di questo referendum e sulle prospettive di successo per una raccolta firme organizzata in così poco tempo, soprattutto per la mancanza di un serio confronto con le varie realtà che portano avanti questa battaglia da più di settant’anni.
Nonostante questo, ora che la raccolta firme è iniziata, non si può pensare di boicottarla per ragioni che esulano dalla battaglia in sé, ma bisogna piuttosto cogliere l’occasione che ci si presenta.
“Perché non si porta avanti il ddl Magi anziché il referendum?”
Perché dato l’ostruzionismo trasversale alle forze che compongono l’attuale Governo (praticamente tutti: destra, sinistra e centro) portare in votazione il ddl rischierebbe di aprire una crisi; la discussione del ddl, quindi, rischia di slittare fino alla prossima legislatura, con un governo in carica probabilmente guidato da Salvini e Meloni.
Con il ddl, insomma, potremmo avere qualche speranza di riuscita in materia di regolamentazione di Cannabis tra una decina d’anni, vale a dire almeno dopo la prossima legislatura.
Il referendum, al momento, è l’unica possibilità che abbiamo per parlare di regolamentazione di Cannabis in tempi brevi e tramite esso saranno i cittadini ad esprimersi e non gli interessi di partito.
“Cos’è questa storia del ritiro della Patente? Volete che chi causa incidenti non paghi?”
Il testo del referendum in questo rischia di creare confusione, per questo ci teniamo a spiegarlo nel dettaglio: firmando il referendum (e votandolo se la raccolta firme dovesse avere successo) non si va minimamente a toccare quelle che sono le norme del Codice della Strada: se si viene fermati alla guida sotto l’effetto di stupefacenti l’iter legislativo di pena e riabilitazione rimane invariato, inclusa la sospensione o il ritiro della patente. Quello che il referendum vorrebbe abrogare è la sanzione amministrativa legata al semplice possesso, uso o coltivazione di cannabis: attualmente in questi casi, automaticamente, oltre al provvedimento penale, scatta tra le varie sanzioni amministrative anche il ritiro della patente di guida, indipendentemente dalla condotta al volante del cittadino in questione. Si presuppone che chi faccia uso di cannabis ne faccia uso anche alla guida e quindi sulla base della mera ipotesi si procede con il ritiro della patente. Una criminalizzazione dei consumatori che non ha alcuna base e che in un Paese di Diritto è vergognosa.
“Perché dovrei firmare per questo Referendum? Solo per permettere a qualche fattone di farsi le canne?”
Premesso che la coltivazione e il consumo di cannabis non sono condotte che possono essere arginate dal semplice proibizionismo, che l’attuale sistema ha inquinato la discussione e aggravato la questione invece che affrontarla scientificamente e normalizzarla, e premesso che qui il discorso riguarda indubbiamente il giusto ampliamento di diritti civili, noi di Terra Libera, come altre associazioni e realtà che si occupano di questo tema, riteniamo di uguale importanza sottolineare altri aspetti legati alla legalizzazione della cannabis.
Questo referendum non rende legale la vendita o l’uso industriale della canapa, ma una volta approvata la libera coltivazione a quel punto il passo è molto più breve e la battaglia decisamente molto più semplice di quanto non sia ora. Cosa comporterebbe quindi una vera legalizzazione e regolamentazione della cannabis?
Per prima cosa la transizione verde e l’economia green sono legate a doppio filo alla reintroduzione della canapa nel settore produttivo del Paese: i molteplici usi della canapa — dai bio-carburanti ai materiali biodegradabili e per l’uso nell’edilizia ecosostenibile, dall’uso rigenerante che se ne può fare in agricoltura nei terreni inquinati, all’uso medico, fino ad arrivare agli usi industriali nei più svariati settori — potrebbero essere il traino per la ripresa economica di questo Paese.
Sempre in campo economico, bisogna ricordare che gli Stati Uniti hanno ormai legalizzato la cannabis su quasi tutto il loro territorio. Essere i primi in Europa ad adottare una legislazione simile ci garantirebbe non solo l’afflusso di copiosi investimenti esteri, di cui l’Italia ha vitale bisogno, ma anche la possibilità di essere tra i pionieri di un nuovo fiorente mercato, di aumentare sensibilmente i livelli occupazionali e di registrare nuovi brevetti per nuovi macchinari e nuove ricerche: stiamo parlando di un settore di mercato con numerosissime ramificazioni e che è ancora “vergine”, ma che non lo sarà per molto.
Seguendo l’esempio degli stati dove la cannabis è già legale, potremmo investire i sicuri ingenti proventi, in una seria riduzione delle tasse, nel contrasto alla criminalità organizzata, in ricerche mediche, nell’erogazione di servizi per la collettività, in progetti di educazione e di sensibilizzazione nelle scuole e in attività di contrasto all’inquinamento.
Sul piano sociale, sottolineiamo come già solo sottrarre il mercato della cannabis alla criminalità organizzata (che dalle sole cosiddette droghe leggere si stima raccolga un introito di 5,5 miliardi di euro all’anno) sarebbe un colpo durissimo inferto alle varie mafie, e che oltre a ciò aumenterebbero di molto i fondi disponibili per il contrasto attivo da parte delle Forze dell’Ordine, non più impegnate a perseguire quindicenni con una canna in tasca, che i tribunali verrebbero alleggeriti di una montagna di procedimenti potendo in questo modo funzionare a ben altro regime di quello attuale, e che si migliorerebbero di molto anche altre emergenze sociali come il sovraffollamento delle carceri ed il degrado delle periferie.
Infine, depenalizzando e regolamentando la Cannabis, sarà inevitabile porre degli standard qualitativi da rispettare, per un prodotto puro, senza l’aggiunta di agenti esterni, quelli sì, potenzialmente letali.
Sono tante le realtà ad avere proposte già pronte per riempire quel buco normativo che una presentazione e poi una vittoria del referendum andrebbe a creare. Proposte concrete, onnicompresive, per una regolamentazione seria del settore che porti vantaggi a tutti e ad una crescita dell’economia e del tessuto sociale.
Il Referendum quindi, con tutti i suoi limiti, è l’occasione migliore che abbiamo per iniziare a percorrere questo percorso virtuoso! Certo, anche raccogliendo 500.000 firme, non è detto che sia possibile autenticarle in tempo; se si riuscisse a farle autenticare non è detto che il testo ottenga l’approvazione dalla Consulta; e nel caso di voto e di vittoria, creato il vuoto normativo, il parlamento avrebbe in ogni caso facoltà di fare ciò che vuole, e la politica potrebbe scegliere di riempirlo andando in contrapposizione con la volontà popolare.
Proprio per ridurre al minimo questi rischi, raccogliere 500.000 firme non basta e non basterà. Abbiamo l’occasione storica per dimostrare quanto la coscienza pubblica su questi temi sia molto più avanti rispetto alle posizioni della politica. Più firme raccogliamo minore sarà la possibilità che qualcuno si prenda il rischio di andare contro la volontà di un’ampia fascia di elettori.
Chi è scettico sulle realtà politiche che portano avanti il referendum fa bene ad esserlo, ma questo, come detto all’inizio, non può essere la scusa per boicottare una causa nella quale crediamo e per la quale ci siamo spesi da sempre.
La questione è semplice: se volete che in Italia si apra finalmente il dibattito sulla regolamentazione della Cannabis, firmate per il referendum.
Noi abbiamo già firmato, senza nemmeno dover uscire di casa: basta lo spid. In pochi giorni sono già state raccolte centinaia di migliaia di firme, ma se non fosse ancora chiaro, per scrivere una nuova pagina di storia, dobbiamo andare ben oltre le 500.000 firme richieste.
Per contrastare la crisi CoViD abbiamo avuto fiducia nei medici, nei ricercatori, nei tecnici, e loro ce ne stanno tirando fuori, non i politici. Per uscire dalla secolare problematica della guerra alla droga decisa dalla “vecchia politica”, sarà giunto finalmente il momento di affidarci al parere di medici, avvocati penalisti, direzione antimafia, economisti e realtà attive da settant’anni su questa tematica?
SE PER IL COVID TI SEI AFFIDATO ALLA SCIENZA,
PER LA CANNABIS NON C’È DIFFERENZA!
Firmate gente! Firmate ORA!
…il tempo a disposizione è veramente poco e il treno passa ADESSO!
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