
Vi ricordate? Era il Capodanno del 2017 quando si accese — e in poco tempo si spense — la polemica contro i sacchetti biodegradabili obbligatori nei supermercati.
La sua breve vita però non le impedì di assumere tutte le caratteristiche più goffe e più riconoscibili delle teorie del complotto.
Si diceva che la norma “serviva solo a favorire un’azienda amica di Renzi”.
Azienda, Renzi: due parole magiche scelte accuratamente per far montare l’indignazione, come da un libro di ricette si scelgono due ingredienti per trasmettere al palato un preciso sapore.
Completava il quadro l’accusa di “mettere le mani nelle tasche degli italiani con la scusa dell’ambiente”, senza nessuna valutazione di merito sulle esternalità negative evitate grazie a quel centesimo in più a sacchetto.
Per fortuna la polemica si è sgonfiata subito, e ormai ci sembra incredibile che un tempo al supermercato ci venissero dati i sacchetti di plastica fatti col petrolio.
Rimane, però, un fossile prezioso per studiare (in miniatura) come vengono cucinate le polemiche complottiste e opportunistiche.
Decine di partiti e di pagine social pensano che il cervello degli italiani funzioni come il loro palato, e che pronunciando certe formule magiche si possano suscitare automaticamente in loro emozioni, collere e speranze.
Noi abbiamo un’opinione più alta sui nostri concittadini: li riteniamo persone ragionevoli, e continueremo a parlargli come a persone ragionevoli.
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