63.000 chili di ecoballe si stanno sfaldando in mare. È emergenza nazionale, ma solo sulla carta. E il motivo è proprio quello che immaginate

C’è un’incredibile vicenda che non ha ancora trovato una soluzione e rischia di trasformarsi in una catastrofe ambientale.
Posate in fondo al mar Tirreno nell’arcipelago toscano, 56 ecoballe disperse in mare nel luglio 2015 dal cargo Ivy sono diventate il simbolo dell’incapacità politica di gestire le questioni ambientali anche quando si trasformano in emergenze.
Queste 56 ecoballe, questi 63 mila chili di plastiche eterogenee compresse, si stanno sfaldando creando un danno enorme per la flora e la fauna marina e di conseguenza anche per il turismo, dato che nessuno vorrà passare l’estate a fare il bagno immerso fra tonnellate di rifiuti di plastica.
L’operazione di recupero è ferma per una questione di forma che ha del surreale.
Il Capo del Reparto ambientale marino delle Capitanerie di porto (RAM), contrammiraglio Aurelio Caligiore, è stato nominato Commissario straordinario del Governo per risolvere l’emergenza ecoballe. Ma sulla sua nomina pende un procedimento aperto dall’Autorità garante della concorrenza per “potenziale” conflitto di interessi: il titolare di carica di governo (qual è quella di Commissario straordinario incaricato con decreto del Presidente della Repubblica), finché dura il suo incarico, non può infatti esercitare alcun tipo di impiego o di lavoro pubblico.
Sulla nomina del contrammiraglio Caligiore si era anche espresso favorevolmente il presidente della Toscana Enrico Rossi, nella lettera inviata al Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli con la quale aveva richiesto lo stato di emergenza nazionale.
Ad oggi il procedimento è fermo. La senatrice Emma Bonino (Più Europa) ha aperto un’interrogazione parlamentare sulla vicenda e siamo in attesa di capire come si muoverà il governo.
Ci troviamo di fronte a una catastrofe ecologica che necessita di azioni veloci e precise, ed è assurdo che per una mera questione burocratica le operazioni di recupero siano ferme: non si riesce a capire la gravità della situazione o si preferisce ignorarla, come purtroppo è prassi ignorare le emergenze di carattere ambientale.
Una volta conclusa, si spera velocemente, questa vicenda dovremo anche riflettere sulla sicurezza dei trasporti via mare del materiale inquinante, e ancora più a monte su una drastica riduzione dei rifiuti plastici.
Per una riflessione del genere ci vogliono tempo, e di tempo ne abbiamo ormai poco, capacità organizzativa da parte delle istituzioni e capacità innovativa da parte del tessuto produttivo.
Da parte nostra ci sarà certamente la volontà di proporre alternative sostenibili ai modelli di sviluppo attuali e una voce che si alzerà nel silenzio ottuso generale, come in questa incredibile vicenda delle ecoballe perse in fondo al mare.
Francesca Mercanti
Ti è piaciuto l'articolo? Se vuoi contribuire scrivici.