In Terra Libera continua il dibattito su come soddisfare il nostro fabbisogno energetico.
Diffidiamo da chi scrive «sono ecologista, ma…». A noi piace dire «siamo ecologisti, quindi…». Ci affidiamo alla scienza, verifichiamo i dati e non boicottiamo niente di nuovo senza averlo prima studiato e compreso.

Chi c’è dietro a quel ‘nostro’?
Noi di Terra Libera quando diciamo ‘nostro’ pensiamo all’Europa. Non possiamo pensare all’energia senza ragionare a livello continentale. Sia perché, nel moderno mondo globalizzato, una questione così importante e complessa come quella del fabbisogno energetico non può che essere discussa in termini ampi, con la mente aperta e oltre i limiti dei confini nazionali; sia perché l’Italia non ha le risorse per essere totalmente indipendente. Un esempio sono le terre rare. Anche in ambito energetico, la cooperazione europea è una risorsa fondamentale.
A questo punto bisogna chiedersi quale sia il mix energetico ideale per garantire un approvvigionamento sufficiente al continente, al contempo decarbonizzando e rendendo più pulita la produzione di energia.
Terra Libera è d’accordo con l’utilizzo di tutte quelle fonti d’energia, nucleare compreso, che risultino più pulite e sicure rispetto a molte altre più diffuse e popolari che si utilizzano in questo momento, quali le fonti fossili, e che siano, al contempo, in grado di garantire l’approvvigionamento energetico necessario al nostro continente. Di garantirgli, cioè, il carico di base.
Quale sarebbe il carico di base (cioè la quantità di energia fissa, di cui c’è sempre bisogno, in qualsiasi momento del giorno e dell’anno) del continente europeo? Come potremmo produrlo, in questo momento, a livello continentale, in maniera il più possibile pulita? I paesi con un’opinione pubblica favorevole all’energia nucleare potrebbero produrre abbastanza energia per fornire il carico di base a tutto il continente?
Se la risposta è sì, i paesi nei quali l’opinione pubblica è fortemente contraria al nucleare, Italia compresa, potrebbero concentrarsi sulle altre energie rinnovabili, ottimizzando la produzione in base alle loro caratteristiche, anche politiche, e sfruttando il nucleare dei paesi limitrofi.
Ciò detto, è necessario che anche in un paese ‘atomoscettico’ come il nostro si continui a lavorare affinché il dibattito riguardante tutte le possibili fonti energetiche sia condotto in termini politico-economico-scientifici e non in termini magici. La scienza è superiore alle credenze. L’informazione lo è al sentito dire.
È necessario capire se sia possibile costruire una rete europea in grado di gestire questo tipo di politica energetica. Abbiamo bisogno di parlare con qualcuno che sia sufficientemente esperto di reti energetiche. Il paradosso, in ogni caso, è che già ora l’Italia, per soddisfare il proprio fabbisogno energetico, compra energia prodotta all’estero, pagandola di più di altri Paesi. Un vero mercato europeo dell’energia evidenzierebbe ancor di più questo paradosso, e ne risulterebbe un vantaggio sia per l’economia che per l’ambiente.
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