All’inseguimento dei no vax

24 Luglio 2021

L’editoriale di Marco Bentivogli su Repubblica di oggi.

Matt Dunham/Associated Press

Certo, sempre meglio persuadere che obbligare, educare che punire. Ma gira un’idea balorda di libertà che considera tra i diritti civili, peraltro in un momento come questo, quell’atteggiamento tanto ignorante quanto egoista di esser liberi di far male agli altri. Sia chiaro, si tratta della stessa libertà di guidare un’automobile senza freni e sfrecciare davanti ad una scuola o un ufficio postale il giorno del ritiro delle pensioni. 

Vi sono tre buoni motivi e una considerazione finale per obbligo vaccinale e Green Pass: il primo, secondo la sentenza della nostra Corte Costituzionale n.5 del 2018 in cui giudicò inammissibile il ricorso della regione Veneto che aveva impugnato il decreto Lorenzin proprio sull’obbligo vaccinale per gli under 16 anni: “Occorre anzitutto osservare che la giurisprudenza di questa Corte in materia di vaccinazioni è salda nell’affermare che l’art. 32 Cost. postula il necessario contemperamento del diritto alla salute del singolo (anche nel suo contenuto di libertà di cura) con il coesistente e reciproco diritto degli altri e con l’interesse della collettività (da ultimo sentenza n. 268 del 2017). In particolare, questa Corte ha precisato che la legge impositiva di un trattamento sanitario non è incompatibile con l’art. 32 Cost.: se il trattamento è diretto non solo a migliorare o a preservare lo stato di salute di chi vi è assoggettato, ma anche a preservare lo stato di salute degli altri. Non solo, anche l’art. 2 della Costituzione ci rammenta i diritti inviolabili dell’uomo ma anche i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Gli obblighi di alcuni trattamenti sanitari, pertanto, non solo sono previsti dalla Costituzione, ma sono i doveri nei confronti degli altri, che limitano le pretese assolute dei singoli e che sono a fondamento della nostra convivenza civile.

Secondo motivo: l’Inail e poi la legge hanno sempre riconosciuto l’infezione da Covid 19 e tutte le malattie infettive come un infortunio contratte in occasione di lavoro, dal momento che la causa virulenta è equiparata alla causa violenta (propria dell’infortunio) anche nell’ipotesi in cui gli effetti si manifestino dopo un certo lasso di tempo. Determinazione assai complicata. Ma tant’è. 

Terzo, tutte le pandemie, incluso il colera nel 1973, sono state affrontate con l’obbligatorietà dei vaccini e con campagne a tappeto. Solo a Napoli in una settimana furono vaccinati 1 milione di cittadini/e per un’epidemia che fece 24 morti. Ma il tema è solo in seconda battuta giuridico. Bisogna riconoscerlo, la subcultura dell’uno vale uno, ha vinto e fa contare, anche sul Covid, il parere di un epidemiologo al pari di un cittadino con incerto percorso di studi e cattiva informazione che grida e conta più di mille cittadini consapevoli specie per la politica a caccia di click e di consenso emotivo. Il tema è, ancora una volta, la qualità dei nostri gruppi dirigenti diffusi. Chi ricopre cariche pubbliche e istituzionali o di rappresentanza di fronte a questa regressione culturale e civile, la contrasta o la insegue? 

In questi frangenti si vede con chiarezza chi sa essere classe dirigente e chi costantemente si conferma poco credibile, poco autorevole e incapace di dare il minimo buon esempio. In questi casi non si sta nel mezzo fingendo di essere più tolleranti, si devono trattare le persone da adulti come finalmente ha fatto Draghi.

A quanto pare non bastano ad oggi 130.000 nostri concittadini italiani e 4 milioni e 137 mila cittadini del mondo che hanno perso la vita. Ci sono persone con una laurea e un master che gridano “ci stanno usando come cavie, mia figlia non la vaccino”. Perché il tam-tam dei social, della messaggeria istantanea diventa cultura e verità. Genitori che dovrebbero preoccuparsi di più del rischio di affidare l’istruzione dei propri figli o le cure mediche ad un no-vax. È la naturale conseguenza del default di credibilità, dove chi ha rappresentato al massimo livello il Paese si è fatto inoculare la prima dose solo qualche giorno fa, seguito ieri da quello che era il suo vice e Ministro degli Interni; scelte dettate dalle pressioni delle domande dei giornalisti, a quanto pare molto più importante dei morti, dei licenziamenti, del fallimenti, della dispersione e abbandono scolastico e delle file sempre più lunghe alla Caritas.

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