A marzo abbiamo inviato le nostre proposte per il PNRR ad alcuni Ministeri. Eravamo in buona compagnia: nel testo finale ci sono quasi tutte

Come tante altre associazioni, tra marzo e aprile anche noi di Terra Libera ci siamo dati da fare per far entrare nel Piano Nazionale di Ripresa alcuni investimenti che avevamo a cuore.
L’abbiamo fatto nella piena consapevolezza che gli investimenti, cioè la pioggia di miliardi europei, non siano la parte più importante del piano. Saranno le riforme della giustizia e della burocrazia a risollevare l’Italia, permettendo finalmente a capitali privati, capitali misti ed enti locali di finanziare progetti che fino a ieri sarebbero stati condannati al pantano.
Ciò detto, se proprio ci sono dei soldi da investire, è un dovere civile e morale fare tutto il possibile per dirottarli sugli investimenti giusti.
Abbiamo quindi scelto di concentrarci su un nostro storico cavallo di battaglia, il rilancio delle aree interne in via di spopolamento dove quasi tutti noi di Terra Libera viviamo e lavoriamo.
Abbiamo messo a frutto le nostre esperienze personali di giovani agricoltori, allevatori, operai, operatori del turismo e insegnanti nelle aree interne, e abbiamo inviato dieci proposte di investimenti al ministero della Coesione Territoriale, trasmesse poi per conoscenza anche al Ministero dell’Agricoltura.
A quanto pare non siamo stati gli unici a inviare proposte di quel tipo: scorrendo il testo definitivo del PNRR, infatti, abbiamo avuto la piacevole sorpresa di ritrovarcele (con qualche variazione) quasi tutte.
Ecco le principali.

Terra Libera aveva proposto di dedicare un fondo ad aziende o reti di aziende agricole per finanziare il rinnovo del parco macchine, l’acquisto di sistemi di agricoltura di precisione (guida assistita, efficientamento degli input di acqua e pesticidi, antenne RTK) e la formazione degli agricoltori sul loro utilizzo.
Nella sua ultima versione, il PNRR stanzia mezzo miliardo per sostenere attraverso contributi in conto capitale l’ammodernamento dei macchinari agricoli che permettano l’introduzione di tecniche di agricoltura di precisione (es. riduzione di utilizzo pesticidi del 25–40% a seconda dei casi applicativi) e l’utilizzo di tecnologie di agricoltura 4.0, nonché l’ammodernamento del parco automezzi al fine di ridurre le emissioni (-95% passando da Euro 1, circa 80% cento del parco attuale, a Euro 5).

Terra Libera aveva insistito sulle potenzialità del biometano, chiedendo che venisse dedicato un fondo ad aziende o reti di aziende per finanziare l’installazione di:
- impianti di produzione locale di biometano da letame animale o residui vegetali,
- impianti di distribuzione di biometano presso le singole strutture aziendali;
- colonnine di ricarica biometano per veicoli in strutture aziendali e abitazioni private.
Il PNRR, nella sua ultima versione, stanzia quasi due miliardi per 1) riconvertire e migliorare l’efficienza degli impianti biogas agricoli esistenti verso la produzione totale o parziale di biometano da utilizzare sia nel settore del riscaldamento e raffrescamento industriale e residenziale sia nei settori terziario e dei trasporti;
2) supportare la realizzazione di nuovi impianti per la produzione di biometano (attraverso un contributo del 40% dell’investimento), sempre con le stesse destinazioni;
3) promuovere la diffusione di pratiche ecologiche nella fase di produzione del biogas per ridurre l’uso di fertilizzanti sintetici e aumentare l’approvvigionamento di materia organica nei suoli, e creare poli consortili per il trattamento centralizzato di digestati ed effluenti con produzione di fertilizzanti di origine organica;
4) promuovere la sostituzione di veicoli meccanici obsoleti e a bassa efficienza con veicoli alimentati a metano/biometano.

Terra Libera aveva indicato come priorità la salvaguardia dell’acqua, con un ingente finanziamento a Comuni o reti di Comuni per i seguenti interventi sulla rete idrica:
• sostituzione tubature
• installazione contalitri digitali e reti neurali
• riparazione o costruzione di vasi per le acque bianche
• sistemi di separazione delle acque grigie e nere
in particolare nelle aree interne e nel Mezzogiorno, dove il problema è più sentito.
L’ultima versione del PNRR investe:
2 miliardi per 75 progetti di manutenzione straordinaria, potenziamento e completamento delle infrastrutture di derivazione, stoccaggio e fornitura primaria che copriranno l’intero territorio nazionale, con finalità differenti a seconda dell’area geografica, con in particolare il completamento di grandi impianti incompiuti principalmente nel mezzogiorno.
900 milioni per la riduzione delle perdite nelle reti per l’acqua potabile (-15% target su 15k di reti idriche), anche attraverso la digitalizzazione delle reti, da trasformare in una “rete intelligente”, per favorire una gestione ottimale delle risorse idriche, ridurre gli sprechi e limitare le inefficienze.
600 milioni per rendere più efficace la depurazione delle acque reflue scaricate nelle acque marine e interne, anche attraverso l’innovazione tecnologica, al fine di azzerare il numero di abitanti (ad oggi più di 3,5 milioni) in zone non conformi.
Inoltre, il piano prevede un intervento per aprire alla concorrenza nella gestione dei servizi idrici nel Mezzogiorno, dove ben 995 gestori su 1.069 sono i Comuni stessi che del servizio si avvalgono, con gli sprechi e le inefficienze che ne conseguono. Una riforma che incontra in pieno la nostra sensibilità.

Abbiamo molto insistito sul fatto che nel 2021 la connettività sia il primo passo per portare sviluppo in un territorio. Sollecitavamo quindi investimenti per estensione della copertura di rete e potenziamento della banda nelle aree interne, non solo entro i limiti dei centri abitati ma anche nei terreni ad uso agricolo, silvicolo e pastorale, allo scopo di facilitare l’adozione di tecnologie di agricoltura di precisione, l’innovazione dell’offerta turistica, l’accesso ai servizi digitali e l’homeworking.
Su questo punto il PNRR non ha deluso, destinando oltre 6 miliardi a investimenti come:
Portare la connettività a 1 Gbps (Piano “Italia a 1 Giga”) a circa 8,5 milioni di famiglie, imprese ed enti nelle aree grigie e nere NGA a fallimento di mercato, puntando alla piena neutralità tecnologica e facendo leva sulle migliori soluzioni tecnologiche disponibili, sia fissa che FWA. Nel piano sono ricomprese anche circa 450.000 unità immobiliari situate nelle aree remote (cosiddette case sparse), non ricomprese nei piani di intervento pubblici precedenti
Incentivare lo sviluppo e la diffusione dell’infrastruttura 5G nelle aree mobili a fallimento di mercato (Piano “Italia 5G”), ovvero le zone dove sono state sviluppate solamente reti mobili 3G e non è pianificato lo sviluppo di reti 4G o 5G nei prossimi 3 anni, o vi sono reti 4G che non garantiscono una performance adeguata.
I PROSSIMI PASSI
Il PNRR è sulla nostra stessa linea anche per quanto riguarda la costruzione di nuovi poli logistici per la filiera alimentare (assenti specialmente al Sud), le green communities (una sorta di “servizio completo” a un Comune che copre salvaguardia dell’acqua, manutenzione dei boschi, energia rinnovabile, innovazione agricola e nuova offerta turistica) e i nuovi partenariati tra Università e imprese per trasmettere più rapidamente al tessuto produttivo gli ultimi ritrovati della ricerca.
Certo, ci sono anche campi, fra quelli che avevamo segnalato, in cui mancano interventi audaci: è il caso degli allevamenti o della formazione degli agricoltori.
Ma le occasioni per sbloccare interventi decisivi anche in quei campi abbonderanno: basti pensare ai fondi europei strutturali o ai sussidi nocivi all’ambiente che si possono cambiare di segno.
Adesso è di vitale importanza contattare sindaci e amministratori locali per fargli conoscere queste opportunità e incoraggiarli a coglierle. Noi di Terra Libera pensavamo a un piccolo “manuale del sindaco ecologico”.
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